La ragazza
ragno
di Fabio Furlanetto e Mickey
New York City, tra circa quindici anni
Le risate si sentono per tutto il corridoio, così come la puzza di alcool. Due ragazzi poco più che ventenni, accompagnati da due ragazze a malapena maggiorenni, sono rientrati a casa.
-Preparatevi ad essere impressionate, belle, e non solo dall’appartamento – si vanta uno dei due, palpeggiando la propria conquista. Il suo amico, leggermente più sobrio o forse solo un po’ meno stupido, non è altrettanto euforico.
-Ricky, hai sentito? C’è qualcuno qui dentro – dice estraendo la pistola.
-Dai, rilassati, Juan, è solo la televisione.
Solo pochi passi rivelano che entrambi hanno ragione. La televisione trasmette una partita di basket, ma c’è anche qualcuno seduto sul divano. Da loro le spalle, quindi possono notare solo tre cose: sta scrivendo qualcosa a tutta velocità su uno smartphone, ha appoggiato i piedi sul tavolino, ed indossa un costume rosso e blu.
-L’Uomo Ragno! Ammazzalo!!! – incita Ricky, mentre Juan preme il grilletto.
O meglio, ci prova, perché la sua mano è già completamente avvolta da una ragnatela.
-Wow, solo due errori in tre parole. Dev’essere un record per te – risponde dal divano una voce femminile. Si alza lentamente, riponendo con cura lo smartphone in un compartimento all’interno della cintura. Indossa un costume incredibilmente simile all’Uomo Ragno, vero, ma non ci si può confondere sul suo genere.
-Puta de araña! – urla Juan, facendo fuoco. Un proiettile si conficca nella parete ed un altro distrugge lo schermo del televisore. Il suo bersaglio si è mosso troppo velocemente per essere anche solo sfiorato, ed infatti la ragazza è ora in piedi sul soffitto a puntargli il dito contro.
-Okay, primo, avrei anche accettato «Chica Araña», ma il nome è Spider-Girl. Secondo, stavo guardando quella partita. Terzo...
Juan le punta la pistola contro. Prima che possa premere il grilletto, si ritrova con un pugno in faccia abbastanza forte da far saltare un dente e scaraventarlo ad un metro di distanza.
-...detesto essere interrotta – conclude Spider-Girl, scendendo a terra.
Una delle due ragazze ne approfitta per lanciarle addosso un pesante soprammobile; Spider-Girl non solo lo evita ma ne immobilizza braccia e gambe con un rapidissimo lancio di ragnatela. La seconda ragazza è letteralmente con le spalle al muro, alzando le mani in segno di resa.
-Non ho fatto niente! Per favore non arrestarmi, mia mamma mi ucciderebbe!
-Stai zitta, stronza, non può farci niente! Siamo innocenti! – dice Ricky, che sta ancora cercando inutilmente di liberarsi la mano dalla ragnatela.
-Sì, certo, come no – risponde Spider-Girl, ribaltando il divano con una mano sola e rivelando che cosa vi era stato nascosto sotto: una mezza dozzina di pistole ed una buona quantità di cocaina.
-Ascolta, non mi aspetto che tizi come voi siano molto furbi: voglio dire, nascondere la droga sotto il divano? Chi fa una cosa così stupida? Ma quello che voglio sapere è da chi hai rubato questo.
Spider-Girl avvicina il piede ad un piccolo oggetto metallico sul pavimento, lanciandolo in aria ed afferrandolo al volo per metterlo in mostra: è poco più grande di una batteria da orologio.
-Non ti dirò proprio un bel niente. Voglio un avvocato.
Sotto la maschera di Spider-Girl si abbozza un sorriso.
Cinque minuti dopo Ricky è appeso a testa in giù al cornicione del palazzo; solamente un sottile filo di ragnatela gli impedisce di sfracellarsi. Spider-Girl è seduta di fianco a lui, le gambe incrociate e la schiena aderente alla parete.
-Lo abbiamo comprato dal Riparatore c’è un pusher che scambia queste cose con un mucchio di droga non lo abbiamo mai incontrato è la verità ti giuro non uccidermi!!!
-U-uh. Sicuro di non aver dimenticato di dirmi qualcosa? – chiede Spider-Girl con tono disinteressato: è tornata a scrivere forsennatamente sul proprio smartphone.
-La ragazza non mi interessa sono gay ma se i ragazzi lo scoprono sono finito!
-Okay, questo i giornali possono anche tralasciarlo...
Spider-Girl entra dalla finestra dell’appartamento, aspettando giusto una frazione di secondo per assicurarsi che non ci sia nessuno prima di togliersi la maschera.
May Parker si prepara a sfilarsi di dosso anche il resto del costume quando nota che il LED sul lanciaragnatele destro sta lampeggiando insistentemente. Con una rapidità dovuta meno alla sua agilità super-umana e più all’abitudine di dover condurre il rituale mentre è in pericolo di vita, sostituisce la cartuccia di fluido per ragnatele con una delle ricariche che porta nella ragno-cintura... ma la cosa non basta a far sparire la luce lampeggiante che segnala il fluido esaurito.
“Di già? Sapevo di far bene a tenere un po’ di scorta” pensa la ragazza, aprendo il beauty case che tiene vicino ai libri di scuola ed aprendo il fondo segreto. Contiene solo una cartuccia di fluido.
“Fantastico. Di questo passo dovrò cominciare ad andarmene in giro in taxi, se non mi decido a preparare qualche altra cartuccia” pensa May, sbadigliando.
Si guarda attorno. Non ha nemmeno rifatto il letto stamattina, lanciandosi letteralmente dalla finestra per correre, o meglio volteggiare fino all’università. E vista l’orario indicato dalla sveglia, dovrebbe comunque alzarsi entro un paio d’ore.
“Okay, che sarà mai un’altra notte in bianco? Meglio mettermi al lavoro” si fa coraggio, sedendosi al tavolino di fronte allo specchio per lavorare sul fluido per ragnatele.
-Mayday! – urla una voce femminile. Una inconfondibile sensazione alla base del cranio di May la risveglia come una gettata d’acqua gelata in faccia. La sua mente realizza parecchie cose in meno di mezzo secondo: si è addormentata prima ancora di recuperare gli ingredienti per il fluido, indossa ancora il costume di Spider-Girl, e la sua coinquilina ha appena girato la maniglia della porta.
-Mayday! Non crederai a cosa... ma non sei ancora alzata!?
La ragazza bionda sulla porta si avvicina al letto; May si è infilata sotto le coperte troppo rapidamente perché potesse vederla.
-Sono tornata tardi ieri sera.
-Ma non mi dire. Chi è il fortunato, hmm? – chiede la bionda, strizzando l’occhio.
-Se fossi stata con un ragazzo non sarei tornata di prima mattina solo per farmi trapanare i timpani, Debbie; che c’è di così importante?
-Guarda un po’ qui – risponde la coinquilina, quasi colpendo in faccia May per mostrarle lo smartphone collegato ad un sito di gossip.
-Franklin Richards ha detto di non aver ancora chiesto a nessuna di accompagnarlo alla cerimonia per i trent’anni di anniversario del volo dei Fantastici Quattro? Fermate le rotative.
-Non capisci, May? Mia madre è stata invitata, quindi c’è una possibilità che io incontri Franklin, che secondo fonti attendibili è ridiventato single.
May aguzza la vista per leggere meglio l’articolo e commenta:
-Veramente qui dice di non avere proprio intenzione di andarci.
-Bisogna leggere tra le righe. Ma che ne sai tu di super-eroi?
-Tu invece sei un’esperta.
-Te l’ho detto che mia madre usciva con la Torcia Umana?
-Solo tre o quattrocento volte la settimana. Grazie per la sveglia, ma ti dispiace uscire? Dovrei vestirmi per andare all’università.
-Sempre a parlare di studio o di lavoro – sbuffa Debbie, alzandosi in piedi e finalmente uscendo dalla stanza, sbattendo la porta dietro di sé. May tira un sospiro di sollievo e pensa:
“Potrei chiedere io a Franklin se gli interessa andare a quell’evento, anche se con la mia fortuna ci attaccherebbe Galactus. Anche se preferirei vedermela con lui che chiedere aiuto per quel fluido...”
In un ipermercato del Queens
-Ne hai ancora per molto, vero? - chiede in modo retorico Peter Parker, accasciato sul carrello, gli occhi rivolti al soffitto, nel reparto cosmetici.
-Se vuoi che non mi ingaggino più, posso anche arrangiarmi con i primi trucchi da quattro soldi che mi capitano a tiro, eh - risponde con una punta di acidità sua moglie, tutta intenta a scegliere i fondotinta più all'avanguardia per nascondere i segni dell'età.
A troncare sul nascere una pur improbabile discussione coniugale, arriva la voce di Freddie Mercury, vecchia di mezzo secolo, che risuona dal cellulare dell'Uomo Ragno. Una chiamata in arrivo, dal contatto più utilizzato della sua rubrica.
-Tesoro, dimmi, siamo all'iper - saluta sua figlia all'altro capo.
<Mmm, papà, fra quanto andate a casa?>
-Bella domanda, è quello che cercavo di chiedere a tua
madre, ma dev'essere una di quelle domande tabù, tipo "Sei incinta o sei
solo ingrassata?". Ma... dove sei? Ti si sente a malapena...
<Su una moto. Col casco.>
-Ah , ho capito - dice, facendo mente locale all'immagine di sua figlia che
volteggia in costume: il vento che soffia nel microfono e la maschera che
attutisce la voce. -Non c'è bisogno che parli in codice, per quanto apprezzi la
guardia alta. Che è successo?
<Ehm... appena torni a casa a lasciare la spesa, potresti prendermi qualche
cartuccia di fluido di scorta... e portarmelo?>
-Che è successo? - fa eco Mary Jane a suo marito, iniziando
a preoccuparsi, ma viene bellamente liquidata con un gesto della mano.
-Non credo di voler sapere perché ti è finito di punto in bianco. Sicura di
poter aspettare?
<Sì, tranquillo. Sto qui appollaiata a chiacchierare con due gargoyles del
Chrysler.>
-Se ti becchi una polmonite, io...
<Non sentivo nominare la polmonite da quando andavo alle medie>
-E' un... vecchio modo di dire. Vabbe', stai buona lì, arrivo entro mezz'ora - la rassicura, prima di chiudere la chiamata.
-Andiamo alla cassa. E intanto fammi il verbale della telefonata - sentenzia la signora Parker, senza possibilità di contraddittorio.
In cima al Chrysler Building
Dopo quasi trent’anni, ormai nemmeno i turisti fanno più caso alla figura in costume che volteggia tra i grattacieli. Quando l'Uomo Ragno raggiunge la propria destinazione e lascia la presa della ragnatela per aderire all’antenna posizionata in cima all’edificio, incontra una ragazza che indossa un costume pressoché identico al suo.
-Ci hai messo più di mezz'ora – si lamenta Spider-Girl.
-Buongiorno anche a te, tesoro di papà. Sei salita sul soffitto con il piede sbagliato, stamattina?
-Scusa, dev'essere qualcosa del genere. Grazie di essere venuto il prima possibile.
-May, mi hai chiesto di spiegarti come sintetizzare il fluido per ragnatele prima ancora di cercare di convincere tua madre a lasciarti usare il rossetto. Dopo tutto questo tempo, dovresti poterlo fare ad occhi chiusi – risponde l’arrampicamuri originale, porgendo alla un sacchetto che sembrerebbe contenere il pranzo invece di una dozzina di cartucce per ragnatele.
-Lo so, lo so. E’ che sono stata parecchio impegnata ultimamente... l’università, il tirocinio al Bugle, le ronde notturne, il ritorno dei Selvaggi Sei, l’alleanza tra Smythe e Machinesmith...
-Davvero? Non ne ho sentito parlare.
-American Dream mi ha chiesto di non parlarne ai giornali, sicurezza nazionale eccetera.
-Lo sai che puoi sempre chiedere aiuto a me, vero? Non metto più il costume spesso quanto un tempo, con gran sollievo di tua madre, ma so ancora prendere a calci i cattivi.
-Anche io non me la cavo male, papà.
C’è un certo astio nella risposta. May agisce come Spider-Girl da anni ormai, quando la smetterà suo padre di trattarla come una novellina?
-Lo so, lo so. A cosa stai lavorando ultimamente?
-C’è un caso interessante: qualcuno sta usando gli spacciatori per commercializzare della tecnologia avanzata. Beh... frammenti di tecnologia avanzata, per essere precisi.
-Ne hai recuperato qualcuno? Potrei darci un’occhiata e...
-Papà...
-Voglio dire, potrei chiedere al mio carissimo amico Peter Parker di darci un’occhiata. Sul serio, un mucchio di gente in costume gli chiede consigli, ho sentito dire che è un vero genio.
-Non lo so, ho sentito dire che sua moglie non è troppo d’accordo su queste consulenze – risponde Spider-Girl, stando al gioco.
-La stessa moglie che non si perde un numero del Daily Bugle ma che curiosamente non ha visto la foto in prima pagina di Spider-Girl sul punto di farsi strangolare dalla Dottoressa Octopus?
-Va bene, va bene, non c’è bisogno di coinvolgere mamma – risponde Spider-Girl, porgendo al padre il frammento recuperato durante la notte.
Empire State
University
La sala di informatica è sempre piena di studenti, sia impegnati per motivi scolatici che disposti a tutto pur di usare una connessione internet gratis. Nonostante sia normalmente l’immagine della studentessa modello, May Parker al momento ricade nella seconda categoria.
Stando bene attenta a non farsi vedere, cosa facile se si ha un sesto senso che ti avverte del pericolo, inserisce una chiave Stark e si collega ad uno dei siti più visitati d’America.
La pagina principale di www.spider.web fa bella mostra di sé, e May non può che provare un pizzico di vanità la quantità di visite, sia per la sezione Immagini che per quella Notizie.
Mentre carica le fotografie di se stessa in azione e il resoconto della sua retata di stanotte, può quasi sentire le lamentele di suo padre. E’ troppo pericoloso per la sua identità, non è giusto nei confronti dei media, eccetera. May proprio non lo capisce: conosce abbastanza geni da non doversi preoccupare che si scopra che è lei a postare, e mettere in rete la verità rende molto più difficile ai media tradizionali attaccarla come hanno sempre fatto con l’Uomo Ragno.
Finito di caricare i file, May stacca la chiavetta ma si attarda comunque sul sito, alla ricerca di qualche notizia dai suoi fan che possa esserle utile per le sue indagini. Succede di rado: la maggior parte dei post sul suo forum sono meno interessati alla sua lotta contro il crimine e più a dibattere sul tipo di biancheria intima che indossa. May fa a malapena in tempo a realizzare il paradosso di essersi rifiutata di seguire le orme di sua madre come modella solo per finire con l’occuparsi della propria immagine sui social network, quando si accorge di non essere sola.
-May? Che ci fai da queste parti? – le chiede Davida Kirby.
-Ciao Davida. Stavo solo facendo una cosa per il Bugle.
-Che sorpresa. Fammi indovinare: se ti chiedessi se ti va di venire a una festa giovedì sera...
-Sono parecchio impegnata ultimamente. Magari un’altra volta, okay?
-Ecco, appunto. Non sei l’unica persona al mondo ad avere degli impegni, ragazza; se i tuoi vecchi amici non sono più alla tua altezza, basta dirlo – risponde bruscamente la ragazza afro-americana.
May la guarda allontanarsi. Davida è stata la sua migliore amica per anni, e May non sa dire quando abbiano smesso di esserlo. No, non è vero, sa benissimo quando ha rovinato la loro amicizia, perché è la stessa cosa che l’ha allontanata da tutti gli amici del liceo: quando ha deciso di non rivelare loro di essere Spider-Girl. Potrebbe raggiungere Davida e spiegarle la situazione, ma l’orologio è implacabile: è già in ritardo per il suo tirocinio al Daily Bugle.
Dipartimento di
Scienze
Il Professor Parker è particolarmente guardingo. Deve usare un'attrezzatura di un laboratorio per scopi non accademici e non istituzionali. Non che sia esattamente la prima volta, ma cerca di limitarsi ai casi eccezionali.
-Come mai qui? - gli domanda Melati Kusuma, avvicinandosi per poter sbirciare.
Peter non si è ancora abituato a vederla camminare; quando l’ha conosciuta Melati era ancora sulla sedia a rotelle, ma adesso le sue gambe sono state sostituite da protesi bioniche.
-Avevo sentito parlare di questa meraviglia della scienza e non ho saputo resistere – si scusa rapidamente Peter, picchiettando sull’analizzatore per attirare l’attenzione di Melati mentre con l’altra mano nasconde in tasca il dispositivo.
-Ce l’abbiamo da tre mesi.
-Sul serio? Non l’avevo notato.
-Parker, non sei qui perché Connors ti ha chiesto di tenermi d’occhio, vero? Gli ho già spiegato che non prendo più il siero di suo padre da mesi – risponde la donna, immediatamente sulla difensiva.
C’è da capirla: il suo passato non è senza qualche ombra, e sia Peter che May hanno dovuto combatterla nella sua forma di Komodo più di una volta.
-Niente di tutto questo. Il dottor Connors è stato anche il mio mentore scientifico, e se lui si è fidato di te io non posso che fare altrettanto. La verità è che sto conducendo qualche esperimento nel tempo libero e mi servono alcuni dati.
-Davvero? Credevo che le tue ricerche riguardassero perlopiù la chimica e, di solito, non avresti bisogno di questo genere di strumentazione. Lo sai che con me fare il finto tonto non funziona.
-Ascolta, lo sai anche tu che quante scartoffie bisogna fare per certe cose, no? Ti chiedo solo di chiudere un occhio, non mi servono più di cinque minuti.
-Hm. So qualcosa sugli esperimenti non autorizzati.
“E di solito devo fermarti quando vanno storti” pensa Peter, pensando che non sia il caso di dirlo.
-Cinque minuti e lascia tutto come l’hai trovato – ordina la donna, prima di allontanarsi senza troppe cerimonie. Per quanto la tecnologia sia avanzata, il rumore delle sue gambe bioniche sussiste. In questo singolo caso, è musica per le orecchie di Peter Parker.
Finalmente solo, lo scienziato può gingillarsi a studiare meglio il componente misterioso che gli ha fornito sua figlia. Lo inserisce in un analizzatore chiamato con un acronimo che solo gli addetti ai lavori possono ricordare e capire. Nel giro di un minuto, un monitor collegato offre una ricostruzione in tre dimensioni del frammento, completa dei suoi strati interni. Con la stessa curiosità con cui pasticciava con le costruzioni da piccolo, sul touch screen Peter pasticcia con il modello, espandendolo, assemblandolo con componenti ex novo, finché non trova plausibili pezzi mancanti. Così capisce che dev'essere parte del propulsore e del circuito di canalizzazione di un guanto a scarica energetica... di un tipo fin troppo familiare.
Del tipo su cui deve indagare per evitare che May si metta in guai troppo seri.
Uffici della Osborn
Corporation
Ogni volta che mette piede nell'azienda fondata dal suo vecchio arcinemico,
l'Uomo Ragno si sente come una gazzella che si inoltri nella tana del leone.
Ciò, nonostante l'originale Folletto Verde non rappresenti più una minaccia da
tempo. Non che questo significhi che i suoi emuli non abbiano sempre dato filo
da torcere ai Parker.
La targhetta sulla porta dell'ufficio riporta «Norman Osborn» e quella combinazione di lettere non manca di dargli la pelle d'oca. In realtà, stavolta si sta presentando proprio dal nipote della sua nemesi, negli uffici finanziari della multinazionale. Per lui rimarrà sempre un bambino, ma ormai è un uomo, un giovane cresciuto troppo in fretta e visibilmente provato dalle tragedie, nonostante una vita di agi economici. La sua espressione è indecifrabile mentre lo accoglie. Alle sue spalle campeggia la pergamena di laurea in Economia Aziendale, mentre sulla scrivania Peter nota la presenza di una foto che riporta a galla buoni e cattivi ricordi: un Norman ancora bambino tra le braccia del padre Harry.
-Grazie di avermi ricevuto con così poco preavviso, Normie -
siede di fronte alla scrivania.
-Mi costerebbe ancora meno se cominciassi una buona volta a non chiamarmi più
così.
-Mi dispiace, ma sai quanto mi pesa chiamarti Norman. Come stai? L'ultima volta
che ci siamo visti ti avevo detto di farti sentire quando ne avessi avuto
voglia, o bisogno.
-Evidentemente non ne ho avuto. Ma non fraintendermi, è apprezzabile l'idea che tu ci sia. Che cosa posso fare per te? May sta bene?
-Benissimo, grazie, ti saluta - inventa su due piedi - Vedi, è che... durante una piccola retata, è incappata in questo - spiega, mostrando nel palmo della mano il reperto - Credo di essere abbastanza esperto, mio malgrado, da riconoscervi classica tecnologia da Goblin.
-Mi stai accusando di qualcosa? Sono pulito adesso, zio. Ho un'azienda da tirare avanti. Non posso sgarrare.
-Lo so, tranquillo, non sto dicendo che sei coinvolto - mente per metà. Il lato di sé che gli crede esala un sospiro di sollievo. Non ha nessuna voglia di rivivere i drammi dell'ultimo scontro tra Goblin e Spider-Girl, di cui pagano ancora gli strascichi in termini di identità segrete bruciate e di sentimenti feriti.
-Bene. Dove l'ha trovato?
Peter gli racconta tutto quello che sa, per poi concludere con una domanda:
-Immagino che sarei venuto a saperlo, ma la Oscorp ha
commercializzato roba del genere?
-Assolutamente no. Sarebbe facile far soldi con certe... invenzioni del nonno,
ma... no, troppo pericoloso. Anche per l'immagine dell'azienda. Però...
-Però cosa?
-In realtà nel corso degli anni, volente o nolente, molta della tecnologia di... Goblin... è finita sul mercato nero. E su quel mercato c'è di tutto: materiale di super-criminali morti o arrestati o svenduti, e persino di qualche supereroe minore morto. Non mi meraviglierei di trovarci i lanciaragnatele a impatto del Ragno Rosso.
Una fitta allo stomaco attanaglia d'improvviso l'Uomo Ragno
a quella menzione. Decide di lasciar cadere l'allusione, prende un respiro
profondo e porta avanti il discorso:
-Ok, quindi chiunque potrebbe esserselo procurato dai ricettatori. Potrebbe
essere anche appartenuto al settimo Goblin, per quel che ne sappiamo.
-Non ricordarmi della sua esistenza. Comunque ti dirò di più: da tempo qualcuno sta collezionando gadget di questo tipo. Per vie traverse, mi erano arrivate anche... offerte. Che ho ovviamente declinato.
-Qualche riccone annoiato o qualcuno di cui dobbiamo preoccuparci? O entrambi..?
-Non ne ho idea, chiunque sia è stato molto accorto nel nascondersi dietro una serie di intermediari.
-Va bene, è una buona pista da battere, ti ringrazio dell'aiuto. Se dovesse venirti in mente qualche altro dettaglio, fammi un colpo di telefono.
In tutta risposta, Norman Osborn Jr. rimane impassibile. Per infrangere quel silenzio, Peter cambia discorso:
-C'è mamma?
-Sì, dovrebbe essere ancora nel suo ufficio a quest'ora.
-Perfetto, provo a passare per salutarla. Grazie ancora della dritta, campione.
La mia porta è sempre aperta per te, ok?
-Ok. Arrivederci.
Uscito dalla stanza, Peter sente di poter respirare di nuovo a pieni polmoni. Vuole un gran bene a quel ragazzo, ma l'affetto non è ricambiato a sufficienza e troppi spettri aleggiano nei loro rapporti. Coglierà la palla al balzo per rassicurarsi al riguardo dalla buona vecchia Liz.
Daily Bugle
A giudicare dai racconti di papà, questo posto era
leggendario. Un grande open space dove risuonava il vocione di J. Jonah Jameson
che sbraitava contro un dipendente a caso, mentre Robbie "Joe"
Robertson o la segretaria di turno cercavano di mediare; seduto a qualche
scrivania, Ben Urich che lavorava alle sue inchieste da Pulitzer, e così via.
Nel giro di vent'anni è cambiato moltissimo. Non tutto, ma
molto. Jameson si gode la pensione e Robertson è impegnato a tempo pieno come publisher, per dirne un paio. Il punto è
che il giornale è principalmente un portale web, gran parte del lavoro viene
fatto da casa, le riunioni di redazione si fanno sempre più in teleconferenza.
Molte altre testate hanno un minimo ufficio o non ce l'hanno proprio, il Daily Bugle tenta di resistere alla
modernizzazione con un ufficio di media grandezza, frequentato perlopiù da
vecchie glorie.
Peter Parker spesso e volentieri scopriva una marea di informazioni utili in redazione e anche in questo May cerca di seguire le sue orme: deve scoprire di più sulla storia del Riparatore e nessuno meglio del suo attuale tutor può darle delle dritte sul sottobosco criminale della Grande Mela.
Peccato che Ben Urich abbia più voglia di farle una seria lezione di giornalismo che far dirottare il discorso su certi argomenti. Il reporter sta ancora finendo di commentare a voce le correzioni che le propone per un suo articolo di prova, stampato su carta e pasticciato con la penna rossa - una sensazione straniante per la ragazza - quando nell'ufficio entra Betty Brant. La riconosce perché l'ha incrociata un paio di volte in qualche festa di famiglia, ma non sta mai a New York: sempre in giro per il mondo come corrispondente estera. Che l'abbia beccata è un evento e la calorosa reazione di Urich ne è la riprova.
-Piccola May..! Come sei cresciuta... - la saluta, non appena ha finito di aggiornarsi con Ben e di ignorarla senza cattiveria.
-Già, non sono più tanto piccola, miss Brant.
-Come mai qui?
-Sto facendo un tirocinio e il signor Urich è così gentile e paziente da seguirmi.
-Notizia grandiosa. E' bello che ci sia ancora una Parker tra queste mura. Come sta papà?
-I miei stanno bene, grazie - rimarca, in un'inconscia reminiscenza della notizia che sia stata una ex di suo padre, in un'era imprecisata tra il Giurassico e il Pleistocene.
-Se faccio in tempo prima di ripartire per l'Aqiria, devo passare a salutarli. Quante te ne avrà raccontate papà su questo posto, eh?
-Fino allo sfinimento, ma lo ascolto sempre con piacere. E' una fonte di consigli utili.
-Immagino. E' vero che stava sempre da queste parti, appena poteva, come tutti noi del resto... ma una questione d'affetto, più che altro. Peter sa che non è in redazione che si scrivono le storie. Lui è sempre stato un reporter d'assalto, per come la vedo io. Avvicinarsi agli scontri tra supereroi, avere il sangue freddo di fare foto... non è da tutti. Spero seguirai il suo esempio.
-In effetti è proprio quello che mi serve e che intendo fare... - risponde May, con la mente a tutt'altra interpretazione di quel consiglio.
Quella sera, in bar
malfamato
Potrebbe esserci un’insegna al neon con la scritta “serviamo criminali” per quanto è ovvio. E’ difficile entrare qui dentro se non si è stati in prigione almeno un paio di volte, ma è ancora più difficile combinare qualche guaio: chi ci prova è rapidamente messo al tappeto da quello che potrebbe essere facilmente scambiato per il cugino bianco di Hulk ma che è solo il buttafuori.
Il barista mette in salvo qualche bottiglia, mentre uno dei clienti cerca di recuperare quello che resta dei propri denti dal bancone. Spider-Girl si siede chiedendo:
-Qualcun altro ha intenzione di fare dei complimenti non richiesti al mio fondoschiena?
C’è un mormorio sommesso, ma nessuno coglie la sfida. Il buttafuori si avvicina con passi lenti e pesanti, disancorando tre sgabelli dal pavimento ed usandoli come se fossero una singola sedia; anche così, reggono a malapena il suo peso. I capelli che iniziano a diradarsi mostrano l’avanzare dell’età, anche se i vestiti fanno ancora uno sforzo sovrumano per contenere i suoi muscoli.
-Se continui a fare così mi farai perdere il lavoro, ragnetta.
-Conosci il nostro accordo, Rhino. Io ti lascio in pace e tu mi passi informazioni.
-Non ho fatto niente, lo sai vero? Sto cercando di rigare dritto. Non è facile uscire dal giro.
-E sono molto fiera dei tuoi progressi, Rhino, davvero.
Senti un po’, che si dice sul Riparatore?
-Niente. Ho chiesto se è morto o in pensione. C’è chi dice uno e chi l’altro, ma come fa un morto ad andare in pensione? E poi dicono che sono io quello stupido. Roba da matti.
-I super-criminali che lavorano con i gadget però ci sono ancora. Sai cosa penso, Rhino? Che ci sia un nuovo Riparatore. E che qualcuno dei tuoi vecchi colleghi te ne abbia parlato.
-Non parlo con nessuno di loro da tempo. Rigo dritto adesso. Puoi chiederlo a Shocker.
-Perché dovrei chiederlo proprio a lui?
-Niente, niente. Dimenticati che abbia parlato, non so niente della droga che ha rubato.
-Quale droga? Quella con cui si fanno pagare gli spacciatori che comprano dal Riparatore?
-Ti ho detto che non ne so niente. Mi tengo lontano dal suo covo e mi faccio i fatti miei.
-Non lo so, Rhino, dovrei controllare certe cose. Non so neanche dov’è questo covo.
-Potrei darti l’indirizzo, così puoi controllare di persona che non ci sono andato.
-Mi sembra un’idea splendida, Rhino. Davvero non so come mai la gente ti dia ancora dello stupido.
-Non mi stai prendendo in giro anche tu, vero?
-Chi, una brava ragazza come me?
May si sente un po’ in colpa a sfruttare così Rhino, ma deve riconoscere che si sta tenendo lontano dai guai e che è un informatore troppo utile e stupido per perderlo.
Covo segreto del
Riparatore
Spider-Girl scende lentamente, appesa a testa in giù ad una ragnatela. Deve riconoscere che le misure di sicurezza sono di prim’ordine, compresi sensori di movimento sul soffitto e pozzi di ventilazione troppo stretti per poter strisciare all’interno. Senza il Senso di Ragno, sarebbe praticamente impossibile entrare senza essere rilevati.
Continuando a muoversi con cautela, Spider-Girl si guarda attorno. Il magazzino sembra un museo: c’è di tutto, dai trampoli di Stilt Man all’esoscheletro del Ragno d’Acciaio, dallo skateboard di Rocket Racer alla piastra pettorale della Dinamo Cremisi, dall’aliante di Jack Lanterna ad un Dreadnought tirato a lucido. Visto il ronzio di sottofondo del Senso di Ragno, non sono repliche.
-Guarda un po’ cosa abbiamo, una nuova cliente?
Il Senso di Ragno scatta, anche se non è dovuto a nessuna delle armi. Il pericolo proviene dal ragazzo che è appena uscito allo scoperto. Non ha molti anni più di May: se non fosse per quello che gli copre gli occhi, una sorta di incrocio ipertecnologico tra protezione per la saldatura e finti occhiali a raggi-x.
-Una collezione interessante, ma non ho visto niente della mia taglia. Sono qui per parlare con il proprietario... il Riparatore.
-Sono io – risponde il ragazzo, cercando di mettere in ordine i capelli alla Einstein e fallendo.
-Non sei un po’ giovane? Se mi dici che sei un clone dell’originale, giuro che mi metto a urlare.
-Niente del genere. Abbiamo una cosa in comune, Spider-Girl, siamo la nuova generazione: tu hai ereditato il costume del vecchio Uomo Ragno, io il genio di mio nonno.
-Ed il suo rispetto per la legge, vero? Immagino che potrei trovare abbastanza prove per collegarti a così tanti crimini da poterti sbattere in cella fino a quando non avrai la stessa età di tuo nonno.
-Potresti – annuisce il Riparatore, aggiustandosi gli occhiali. In risposta al suo gesto, la parete alle sue spalle si apre rivelando un passaggio segreto.
-Ma non lo farai. Mister Schultz, che ne dice di unire l’utile al dilettevole?
Un uomo in costume si avvicina al Riparatore. Sono anni che May non incontra il primo Shocker, ed il suo costume è cambiato: lo stesso schema di colori, ma non è più una semplice imbottitura bensì un’avanzata armatura da battaglia.
-Non potevi fare come tutti gli altri criminali di mezz’età e comprarti un’auto di lusso, Herman?
Nonostante ci scherzi sopra, a May non piace questo sviluppo: il Senso di Ragno sta urlando.
-Preferisco ucciderti e finire sulla bocca di tutti – risponde Shocker, scatenando una scarica di vibrazioni dal guanto destro. Spider-Girl evita il colpo, come previsto: un raggio congelante dal guanto sinistro le fa perdere l’equilibrio nel momento critico, portando ad una rovinosa caduta.
Spider-Girl non ha il tempo di preoccuparsi dell’ego ferito da un attacco così prevedibile, perché deve schivare i colpi dei tentacoli metallici fuoriusciti dall’armatura di Shocker.
-Hey, andare fuori tema non vale! Come fai a farti chiamare Shocker se rubi i trucchi degli altri!?
-Rubati? Ho pagato una fortuna per queste migliorie!
-Tenersi i soldi invece di buttarli all’aria con un’idea così stupida no, eh?
-E dove starebbe il divertimento?
Spider-Girl blocca uno dei tentacoli con la ragnatela; il Senso di Ragno la avverte dei boomerang esplosivi che si avvicinano alle sue spalle, ed è pronta a saltar via all’ultimo istante.
Prima che possa muoversi, una nuova minaccia la spinge fuori dalla traiettoria di tiro. Spider-Girl aderisce alla parete prima di cadere a terra e sfrutta l’occasione per colpire il nuovo avversario con un gancio destro.
-Whoa! Guarda che siamo dalla stessa parte! – dice l’Uomo Ragno, schivando il pugno per un pelo.
-Che ci fai tu qui?
-Sapevo che ti saresti messa nei guai e ti ho seguita, no?
-Senza far scattare il mio sesto senso?
-Lo farei scattare solo se il mio aiuto ti mettesse in pericolo.
In tutta risposta, entrambi gli avventurieri si voltano verso il rottame di un Ammazza-Ragni che è stato lanciato verso di loro e saltano al sicuro sul soffitto prima di essere colpiti.
-Come adesso, per esempio? – chiede Spider-Girl al padre.
Shocker si avvicina; i suoi tentacoli metallici si agitano minacciosamente.
-Sono contento che tu ti sia fatto vedere, Ragno, mi risparmi la fatica di darti la caccia.
-Anche tu mi sei mancato, Herman. Non aver ricevuto i tuoi auguri per Natale mi ha davvero ferito.
-Non quanto ti ferirà questo – risponde Shocker; non solo ai quattro tentacoli della Dottoressa Octopus si aggiungono quelli del Costrittore che spuntano dalle sue braccia, ma sono elettrificati.
-Non pensi di avere abbastanza tentacoli adesso, Herman? Non è che stai cercando di compensare per qualcosa? Ci sono delle signore presenti.
-Non per molto – replica Shocker, scatenando i tentacoli in una furia che distrugge tutto ciò che gli capita a tiro. Il che non include nessuno dei due ragni, che schivano facilmente l’attacco.
-“Compensare per qualcosa”? Davvero non avevi battute migliori? – si lamenta Spider-Girl.
-A mia difesa sono trent’anni che lo prendo in giro, dopo un po’ si esaurisce il materiale.
-Ragione in più per lasciar fare alla nuova generazione, no?
-Smettetela di ignorarmi! – protesta Shocker, portando al massimo il generatore della sua armatura: in rapidissima successione scarica vibrazioni, elettricità, laser e chissà cos’altro.
-Sono uno dei criminali più ricercati del paese! Piantatela di trattarmi come se fossi una nullità!
-Hai ragione, Shocker, sei estremamente pericoloso – concede l’Uomo Ragno, sgusciando alle sue spalle e colpendo con un pugno l’armatura per disabilitare il controllo dei tentacoli.
-Il tuo problema è che continui a metterti contro di noi – aggiunge Spider-Girl; ora che il generatore è disattivato, può afferrare i tentacoli e strapparli dall’armatura con forza sovrumana.
-E noi siamo stupefacenti – conclude l’Uomo Ragno, colpendolo con un pugno in faccia.
-E noi siamo spettacolari – conclude Spider-Girl all’unisono, sferrando un pugno al plesso solare.
Shocker crolla a terra; la sua armatura è in pessimo stato e sanguina scintille.
I due ragni osservano il nemico sconfitto, ma il padre incrocia le braccia in segno di disapprovazione.
-“Spettacolari”? Credevo dovessimo usare “stupefacenti” durante i team-up.
-No, tu volevi “sensazionali”. E questo non è un team-up, questo è un mio caso.
-Quindi portare Shocker alla polizia spetta a te, se non sbaglio?
-Non ancora: c’è un’ultima cosa da fare – risponde Spider-Girl.
Il Riparatore ha già raggiunto il passaggio segreto che lo porterà al sicuro. Si è attardato un po’ più del necessario ad osservare lo scontro: non che riponesse molte speranze in un vecchio come Shocker, certo. Non si era neanche reso conto di avergli fatto un doppio favore: aver pagato quell’armatura molto più di quanto valesse ed avergli snellito l’inventario di un mucchio di tecnologia ormai obsoleta.
La possibilità di studiare l’Uomo Ragno da vicino lo aveva intrigato, però. Suo nonno lo aveva incontrato di persona solo una manciata di volte, e suo padre aveva lavorato con lui durante le sue missioni da mercenario. Le fantasie del Riparatore su nuova tecnologia anti-Ragno da vendere al migliore offerente si infrangono quando la porta è bloccata da una ragnatela.
-Devo dire che sono stata soddisfatta del servizio del negozio; ho intenzione di dare un’ottima recensione online – dice Spider-Girl.
Il Riparatore porta la mano alla pistola disintegratrice, ma prima che possa raggiungere la fondina viene messo KO con un dito.
-“Cinque stelle, arresterei ancora”.
Casa Parker
Ha vinto molte battaglie come Spider-Girl, ma nessuna le ha
offerto la sensazione di orgoglio che sta provando questa mattina quando ha
trovato dietro la porta la copia odierna del Bugle. E' valsa la pena fare le
ore piccole per consegnare un certo pezzo.
-Papààà! Mammaaaa! - irrompe in cucina, mentre i genitori stanno facendo
colazione, e lancia il giornale sul tavolo. Sulla prima pagina campeggia una
foto del nuovo Riparatore in manette, corredata dal titolo dell'articolo... a
firma «May Parker».
-Ma... questo sbaraglia ogni record! Congratulazioni, amore - dice Mary Jane, mentre la abbraccia e la bacia al limite dell'imbarazzo per una quasi-ventenne.
-Te la canti e te la suoni da sola, complimenti – la
punzecchia Peter.
-Ha avuto un gran maestro in questo – risponde per le rime Mary Jane.
-Grazie di tutto- abbraccia suo padre -Ma non è che me l'hanno concesso solo perché sono tua figlia?
-Nah, non ho mai avuto molta confidenza con la Cushing, non
l'avrebbe approvato se non l'avesse trovato valido.
-Oook, cercherò di crederci! Ora vado a lezione, oggi rischio di arrivare
puntuale... Conservate quel Bugle, io ne compro un'altra copia strada facendo!
Peter e Mary Jane osservano la propria figlia precipitarsi fuori di casa.
Soltanto allora Mary Jane raccoglie la copia del Daily Bugle che Peter ha
nascosto sotto il tavolo all’arrivo di May.
-Troppo eccitata per leggersi l’intera prima pagina, eh?
-E’ stata molto sotto pressione ultimamente, lasciamo che le cose le vadano bene almeno per una mezza giornata – risponde Peter.
In prima pagina capeggia l’articolo di May, «Spider-Girl cattura il nuovo Riparatore». Ma non si è accorta di un altro trafiletto:
«Uomo Ragno complice del Riparatore?» a titolo di una nuova rubrica firmata J. Jonah Jameson.
FINE ?